Prefazione al libro Ventagli di luce di Grazia di Lisio, Roma, Edizioni Progetto Cultura, 2017, pp. 56 (Euro 10,00).
Leggendo questa raccolta di Grazia Di Lisio non si può fare a meno di restare colpiti, in prima istanza, dalla leggerezza (karumi 軽み) e dalla delicatezza (shiori しをり) che pervadono ogni componimento. Così, mentre la prima direttrice apre a un’estetica fondamentalmente votata all’esaltazione della spontaneità poetica in simbiosi con il dato naturalistico — e, dunque, in netto contrasto con un’elaborazione statica (omomi 重み) e priva di reale slancio — la seconda condivide con il lettore un’ineludibile verità: l’incessante scorrere del tempo e l’impotenza dell’uomo nei suoi confronti, con il conseguente avvizzimento di ciò che prima era nel pieno del proprio vigore. Ne è testimonianza la stessa strutturazione dell’opera, divisa in sei sezioni, nella quale il nucleo centrale è rappresentato dai mutamenti stagionali, in un’ottica che comunque resta sempre “aperta”, ricettiva e decisamente non preconcetta. Facendo propria quella capacità di lasciarsi “attraversare” dalle cose del mondo (mono no aware 物の哀れ), infatti, la Di Lisio traccia un cerchio discreto ma deciso sulle sabbie della tradizione haikai, mutuando da questa uno sguardo sottile (hosomi 細身) e attento a ogni più piccolo accadimento, facendolo proprio nella misura in cui questo serva a cancellare ogni distanza tra percipiente e percepito e lasciandolo, infine, andare, proprio come uno specchio che non trattiene nulla di ciò che riflette:
luminescente —
il profilo dei monti
sotto la neve
Le opere presentate sono composte sia secondo la tecnica della combinazione (toriawase 取り合わせ) — prevalentemente votata alla sua forma armonizzante o torihayashi とりはやし— sia secondo la tecnica a una sola immagine (ichibutsujitate 一物仕立て), sviluppando, in quest’ultimo caso, l’evento senza stacchi (kire 切れ) e marcature segniche (kireji 切れ字). Nonostante l’impiego della seconda tecnica richieda, in genere, un certo sforzo estetico ed immaginifico per dar origine a componimenti degli di rilievo, la Di Lisio sembra muoversi con disinvoltura anche in questo caso, presentando al lettore degli scritti capaci di riverberare emozioni autentiche e quasi ataviche:
una farfalla
oscillando leggera
inghiotte il cielo
Il senso di esposizione allo scorrere del tempo (sabi 寂) è costantemente permeato da un’idea generale di “riscatto”, laddove la fine di un’esistenza cede il passo alla nascita di un’altra (sul tronco secco / divorato dal tempo / nasce un lichene), seguendo un movimento circolare senza inizio e senza fine che l’autrice associa magistralmente all’immagine della luna (tsuki 月) e al suo percorso celeste, nella sezione che chiude il libro:
soffio leggero
su stelle smaltate –
luna velata
In chiusura – e volutamente – merita una notazione particolare la sezione d’esordio, intitolata Pensieri d’Oriente. Qui, infatti, assistiamo a una sintesi del pensiero orientale rimodellata, in maniera del tutto originale, dall’autrice secondo una sintassi emotiva marcatamente occidentale. Il lessico si fa forma ibrida di pensiero, inserendo termini ed espressioni giapponesi in un contesto lirico più ampio, seppur sempre pertinenti al tema generale dell’opera (kidai 季題). Il risultato è un gruppo di componimenti dalla chiara risonanza lirica, tanto vicini a esiti noti da diventare, quasi paradossalmente, genuinamente “nuovi”, quantomeno nella misura in cui contribuiscono a chiarificare la posizione aperta ed umile dell’autrice nei confronti di una cultura a noi lontana:
dietro le trame
di un byōbu dipinto –
esili colli
La raccolta della Di Lisio presenta numerosi profili di originalità, proponendo al lettore più attento un dedalo di rappresentazioni poetiche vive e condivisibili, capaci di riverberare stati d’animo antichi ma innegabilmente attuali e sostanziando una visione del mondo lucida e compassionevole (karuna カルナ).