Recensione di Un tintinnio per strada di Oscar Luparia e Sonia Maria Bizzarro, Issuu.com, 2018, pp. 85.
Un tintinnio per strada rappresenta l’ultima fatica letteraria di Oscar Luparia e Sonia Maria Bizzarro – entrambi poeti di lungo corso, ben noti nel panorama haiku non solo nazionale – e racchiude 50 scritti (12 per ciascuna stagione e 2 in apertura e chiusura) in doppia lingua, italiano e inglese.
La raccolta è inoltre arricchita da numerosi contributi fotografici di altrettanti artisti, contribuendo ad alimentare una suggestività scenica già decisamente pregevole, secondo una ricostruzione formale aderente al modello degli shahai 写俳 (“haiku fotografici”).
«La descrizione della natura diventa un ponte per la natura umana, la scarna descrizione un filo teso tra le sponde della concisione e dell’attimo», scrive Antonella Filippi nella sua lucida nota introduttiva, e proprio da queste premesse si dipana l’intreccio lirico della raccolta, il quale pone al centro un’unificazione tra soggetto e oggetto (o, meglio, tra percipiente e percepito) mai forzata, grazie a cui l’esito poetico non diviene frutto di uno sforzo immaginifico dell’autore, ma una crescita spontanea che nell’autore stesso trova veicolo di propagazione in questo mondo.
Mondo che, a sua volta, non viene circoscritto alle consuete ambientazioni naturalistiche “di repertorio” – emuli attualizzati di un kachōfūei 花鳥諷詠 riprodotto seguendo un movimento centripeto – ma che, all’opposto, “respira” aprendosi ad un quotidiano reale, concreto, decisamente prossimo allo shasei 写生:
ciliegi in boccio –
le scadenze d’ufficio
dimenticate
Entrambi gli autori hanno una solida conoscenza dei classici alle loro spalle, e ciò inevitabilmente emerge durante la lettura delle opere. Analizzando, ad esempio, il seguente scritto:
sessantun anni –
senza più nulla attendere
luna d’autunno
non possiamo fare a meno di rievocare uno dei più celebri haiku di Kobayashi Issa (1763-1828), datato 1811:
luna, fiori…
i quarantanove anni
un vano cammino
Ma – qui, come nella totalità dei casi – non siamo di fronte a una mera “rilettura” issiana, quanto piuttosto ad un sentire umano (e, in quanto tale, collettivo) che da Luparia e Bizzarro è stato rimodellato e reinterpretato alla luce di un sentimento assolutamente individuale. Sentimento che, a sua volta, pare sviluppare la propria crescita coerentemente con il dato reale, senza adombrare quest’ultimo ed anzi, assecondandolo senza imporgli alcuna direzione, memore del fatto che «lo haiku […] non è semplicemente poetica dei nomi, ma essenza di ogni cosa, oltre che inattesa ma inevitabile conseguenza di tale essenza» (Jim Kacian, How to Haiku).
Entrambi gli autori paiono prediligere, a livello stilistico, il ricorso alla toriawase 取り合わせ (“giustapposizione”), laddove il primo momento (ku 句)occupa in genere il rigo d’esordio, mentre il secondo i restanti due; l’esito comparativo varia a seconda dei casi, proponendo talvolta una forma armonizzante (torihayashi とりはやし) e talaltra un salto netto e deciso (nibutsu shōgeki 二物衝撃).
Lo stacco (kire 切れ) è quasi sempre presente in forma segnica, in genere sotto forma di lineetta (“–”):
Venere brilla –
sul braccio il primo segno
di una zanzara
Da un punto di vista contenutistico ed estetico, invece, va segnalata la presenza di un solido riferimento stagionale (kigo 季語/kidai 季題) in ogni scritto, così come un senso di delicatezza e fragilità (shiori しをり) che pare esortare il lettore a godere appieno del suo presente, onde evitare di perderlo:
senza più forma –
del pupazzo di neve
resta la sciarpa
Un tintinnio per strada rimanda, dunque, allo spettatore suggestioni terse e consapevoli, non meri esercizi di stile, ma strumenti di unificazione con il reale che, pur non livellando la superficie, ne alterano le profondità, recuperando la parte inesprimibile dell’esperienza umana (emoiwazu えも言はず) per farne banco di prova non giudicante.
La risultante è un lessico semplice, immediato e familiare, che parte dal basso senza mai cadere nel prosaico; un sentire autentico che può essere colto in tutta la sua sincerità (makoto 誠) a patto che si sia sufficientemente ricettivi e pronti a rivedere il proprio modo di relazionarsi con la natura.
Link: https://issuu.com/oscarluparia/docs/un_tintinnio_per_strada