Breve ricognizione sul dualismo stagionale all’interno dello haiku.
La presenza di tale riferimento stabilisce peraltro un legame tra percipiente (l’individuo-poeta) e percepito (il contesto naturalistico) che travalica il binomio soggetto-oggetto, operando piuttosto una reciproca compenetrazione e comprensione, anche storico-culturale, che nello haiku giapponese trova la massima espressione nel concetto di hon’i 本意 (honto no imi 本当の意味, ossia ‘significato vero’).
Siamo abituati ad impiegare uno e un solo riferimento stagionale all’interno dei nostri componimenti, rinvenendo tale caratteristica anche all’interno di numerose opere classiche. Tuttavia, non era e non è poi così infrequente imbattersi in opere che, al contrario, presentano una duplice kigo (futatsu no kigo 二つの季語, ossia ‘due parole della stagione’).
William J. Higginson (1938-2008), nel suo Haiku World: An International Poetry Almanac (Kodansha USA, 1996), presenta al lettore proprio questo genere di scritti, mettendo in relazione i due riferimenti stagionali a seconda che questi si armonizzino tra loro o, al contrario, rimandino a diversi periodi dell’anno.
Possono quindi essere compresenti, all’interno di uno haiku, due kigo che si legano alla medesima stagione, come nella seguente opera di Kobayashi Issa (1763-1828):
十五夜もただの山也秋の雨
jūgoya mo tada no yama nari aki no ame
notte di luna piena
come tante altre, sui monti:
pioggia d’autunno
La presenza di due riferimenti stagionali, tuttavia, non crea particolari problemi, posto che entrambi convergono su una stessa finestra temporale, sovrapponendosi (kigasanari 季重なり) ma senza “cozzare” l’uno contro l’altro.
扇にて酒くむ陰や散る桜
ōgi nite sake kumu kage ya chiru sakura
con un ventaglio
verso il sake, nell’ombra –
cadono i fiori di ciliegio
Matsuo Bashō (1644-1694)
月花や四十九年のむだ歩き
tsuki hana ya yonjukunen no muda aruki
la luna, i fiori…
ho camminato invano
per quarantanove anni
Kobayashi Issa
In questo, come in altri casi, secondo il poeta e critico Susumu Takiguchi «uno dei due [riferimenti stagionali, N.d.T.] diviene la kigo ‘dominante’, mentre l’altro una kigo ‘ausiliaria’. […] Ciò che conta è che tale combinazione funzioni, esaltando le qualità dello scritto e non apparendo pretestuosa» (WHR 5, 1)
In questo caso si verrebbe dunque a creare un “attrito” tra due stagioni distinte; attrito che viene comunque risolto in favore di una lettura complessiva dell’opera che ne favorisce lo spirito e l’intenzione, evidenziando lo scorrere incessante (e, per l’autore, privo di senso) del tempo e le intime contraddizioni che da tale consapevolezza emergono, rendendo il binomio tsuki-hana espressione stessa della poesia.
Una risposta a “Armonie stagionali”