女一人目覚めてのぞく螢籠
onna hitori mezamete nozoku hotaru kago
una donna sola
destandosi sbircia nella scatola
delle lucciole
初鴉波高ければ高く飛び
hatsugarasu nami takakereba takaku tobi
il primo corvo –
se si alzano le onde
innalza il volo
恋したや苺一粒口に入れ
koi shita ya ichigo hitotsubu kuchi ni ire
innamorata –
devo mettere in bocca
una fragola
ふところに手紙かくして日向ぼこ
futokoro ni tegami kakushite hinataboko
una lettera
nascosta nella tasca –
mi godo il sole
死なうかと囁かれしは蛍の夜
shinauka to sasayakareshi wa hotaru no yo
“dobbiamo morire?”
chiese sussurrando –
la notte delle lucciole
Traduzioni dal giapponese di Luca Cenisi
Suzuki Masajo (1906-2003) è stata una ristoratrice, poetessa e saggista giapponese. Originaria di Kamogawa (nella prefettura di Chiba), ha studiato haiku dapprima con Kubota Mantarō (1889-1963) e in seguito con Azumi Atsushi (1907-1988).
Ha sempre adottato un approccio compositivo “classico” (attenendosi, in particolare, allo schema 5-7-5 e inserendo un chiaro riferimento stagionale all’interno dei propri scritti) ma al contempo profondamente umano ed originale. Molte sue opere, infatti, affrontano temi delicati come la morte, l’abbandono, l’amore e la sessualità.
I suoi lavori sono raccolti organicamente nel Suzuki Masajo zen kushū 鈴木真砂女全句集 (‘Raccolta completa di Suzuki Masajo’) edito dalla Kadokawa Shoten. In lingua inglese è invece presente una bella raccolta intitolata Love Haiku: Masajo Suzuki’s Lifetime of Love, curata da Lee Gurga ed Emiko Miyashita e pubblicata nel 2000 per i tipi di Brooks Books.
Da un punto di vista TECNICO, io noto che gli HAIKU giapponesi sono sempre INAPPUNTABILMENTE “CANONICI ” (5-7-5 morae), mentre gli HAIJIN italiani INDULGONO a comporre HAIKU NON CANONICI!. Quanto al contenuto, non capisco perché la cacca giapponese PROFUMI, mentre quella italiana puzza!