鼻先にたんぽぽ—むかし匍匐の兵
hanasaki ni tanpopo—mukashi hofuku no hei
un dente di leone sotto il naso:
un tempo sono stato
un soldato che strisciava
Da: fayaoyagi.wordpress.com
わが町が逆さま—春雨の水溜り
waga machi ga sakasama—harusame no mizutamari
il mio quartiere
rovesciato in una pozza
di pioggia primaverile
Ibidem
秒針の震えまざまざ—妻往生
byōshin no furue mazamaza—tsuma ōjō
la lancetta dei secondi
ha un sussulto:
la morte della moglie
Da: M. Itami, Tōi, Chusekisha, 2015
屋上にパラボラアンテナ—地に向日葵
okujō ni paraborāntena—chi ni himawari
sui tetti, antenne paraboliche
per terra, i girasoli
Ibidem
てのひらに予言の重さ—寒卵
tenohira ni yogen no omosa—kantamago
sul palmo
il peso di una profezia –
uovo invernale
Da: A.A.V.V., Se fossi il re di un’isola deserta, Edizioni Empirìa, 1999
Traduzioni dal giapponese di Luca Cenisi
Mikihiko Itami (1920-2019) è stato un poeta e fotografo giapponese. Si avvicinò allo haiku all’età di 13 anni grazie ad Hasegawa Kanajo (1887-1969). Nel 1937 conobbe Hino Sōjō (1901-1956), che divenne in seguito suo mentore; pubblicò diverse opere all’interno della rivista Kikan 旗艦 (“Nave ammiraglia”), fondata dallo stesso Sōjō nel 1935. Nel 1949 partecipò alla fondazione della rivista Seigen 青玄, ereditandone la direzione alla morte del maestro, avvenuta nel 1956. Con lui proseguì una stagione poetica fondata sui tre principi del realismo, del lirismo e del rigore, oltre che su un uso più libero del riferimento stagionale e dei caratteri propri dello haiku “tradizionale”. A lui si deve, a partire dai primissimi anno Settanta, lo sviluppo organico dei c.d. shahai 写俳, ossia quelle combinazioni di haiku e fotografia che oggi ben conosciamo.
Peculiare peraltro, in molti suoi scritti, la presenza di spazi atti a dividere il componimento in più parti, come nelle opere sopra riportate.
Di particolare rilievo sono le raccolte di shahai intitolate Rinjinyūsai 隣人有彩 (‘Vicini cromatici’, 1985) e Tōi 当為 (‘Da fare’, 2015).