Lettura di uno haiku di Elisa Bernardinis del 18 maggio 2023.
nuvole scure –
respiro il cuore giallo
della peonia
Un componimento che, pur nella semplicità di dettato, convince per freschezza ed originalità (atarashimi 新しみ) grazie ad una giustapposizione fondata su un contrasto cromatico ottimamente presentato al lettore. L’oscurità delle nuvole di cui al rigo d’esordio, infatti, rappresenta un movimento di chiusura atmosferica che nega il passaggio ai raggi solari, contrapponendosi alla luminosità ed al vettore di apertura del colore giallo (kiiro 黄色) del distico finale. Si rinviene dunque, all’atto della lettura, un processo di restringimento e successiva dilatazione che può essere paragonato alle funzioni fisiologiche di espirazione ed inspirazione, sostenendo, così, un’analogia che nel termine di apertura del rigo mediano trova la propria esplicitazione.
La sinestesia proposta – ossia l’accostamento del verbo “respiro” ad un elemento (il “cuore giallo”) appartenente ad una diversa sfera sensoriale – enfatizza il livello di contrasto (shōgeki 衝撃) in essere, portando garbatamente l’attenzione del lettore su un piano che si distacca, momentaneamente, dalla mera fenomenologia naturalistica per abbracciare moti più intimistici e personali. Posto, infatti, che la peonia (kigo 季語 legato alla tarda primaverile/inizio estate) indica, nel linguaggio dei fiori, amore ed affetto, ma anche buon auspicio per un nuovo inizio, ecco che il componimento nel suo complesso può essere interpretato come una vicenda in due atti nella quale, ad una delusione amorosa, ad un cupo incidente relazionale o, più semplicemente, ad una personale preoccupazione o paura, fa seguito una rinascita emotiva/romantica, un riscatto o un riappacificamento carico di positività per il futuro.
Anche fonologicamente, lo haiku in esame risulta ottimamente impostato, con allitterazione della vocale ‘u’ nel kamigo 上五 volta a rimarcare la gravezza del contesto d’esordio e il senso di compattamento delle nubi e ripetizione dei suoni ‘o’ e ‘l’ nei due righi finali ad indicare, rispettivamente, apertura e morbidezza, quasi che l’atto stesso dell’inspirazione da parte del poeta avesse assunto una qualche materialità prosodica. La consonante secca ‘r’ all’inizio dello shimogo 下五, infine, pare sostanziare un accenno di esitazione al cambiamento, quasi fosse un residuo d’eco della stessa ‘r’ in “scure”; esitazione che è, comunque, destinata a diradarsi esattamente come le nubi minacciose di inizio haiku, onde lasciar posto ad una visione delle cose di segno decisamente favorevole e pregna di partecipazione emotiva (kokoro ni kaku 心にかく).
È peraltro possibile attribuire al verbo “respiro” un ulteriore simbolismo in relazione alle numerose pratiche di respirazione, anche zen, proposte per liberare la mente e riportare chi le esegue al qui e ora, a quel centro (il “cuore” della peonia) che tutti noi possediamo, al fine di prendere consapevolezza di sé e di assumere, conseguentemente, decisioni più autentiche, lontane dalle nubi dell’incertezza e della confusione. Non si dimentichi, d’altro canto, che uno dei motivi ricorrenti del kesa 袈裟, ossia l’abito tipico dei monaci buddhisti, è proprio quello floreale, ed in particolare quella a peonia.
Da un punto di vista prettamente stilistico-formale, il componimento segue pacificamente il modello 5-7-5 con computo sillabico di tipo metrico. Il kireji 切れ字, rappresentato dalla lineetta a cavallo dei vv. 1 e 2, opera una scissione netta e decisa dei due ku 句, circoscrivendo ed isolando l’evento che precede e preparando, al contempo, il lettore ad assaporare l’evoluzione – intimistica e fattuale – che è prossima a venire.
Immagine: Utagawa Hiroshige II, Peonie (1866)
Lo haiku è di una bellezza che abbacina e il commento, che lo incorpora, è porgitore di una splendenza che rimane a.lungo negli occhi
Grazie dal profondo