In dialect
Grandmother speaks
to the peonies
In dialetto
la nonna parla
alle peonie
through the bird skull whistle of wind
attraverso il teschio di un uccello il fischiare del vento Leggi tutto “Cinque haiku di Alexis Rotella”
In dialect
Grandmother speaks
to the peonies
In dialetto
la nonna parla
alle peonie
through the bird skull whistle of wind
attraverso il teschio di un uccello il fischiare del vento Leggi tutto “Cinque haiku di Alexis Rotella”
ore d’inverno –
un corvo in volo taglia
la pioggia a metà
Un’opera caratterizzata da una combinazione di immagini (toriawase 取り合わせ) fresca ed evocativa, che porta ad un’accelerazione scenica tangibile e decisamente coinvolgente.
L’involuzione lenta e silenziosa (seijaku 静寂) del primo verso, infatti, viene spezzata – oltre che graficamente, mediante ricorso al kireji 切れ字 – dal volo di un corvo nel secondo ku 句, che pare tagliare in due la pioggia come la lama invisibile di un coltello, facendo progredire gli eventi in maniera del tutto inattesa e subitanea. La sottigliezza (hosomi 細身) che informa la seconda parte dello scritto assume così una doppia direzione: verticale, in quanto riferibile alla pioggia invernale che cade dal cielo, ed orizzontale, collegata al movimento trasversale dell’uccello (verosimilmente, da un ramo all’altro). Leggi tutto “La fragilità del volo”
Q: Dear Luca, I want to ask about the use of metaphor in haiku. Some say that modern haiku allows the author to use metaphors, whereas haiku who do not use metaphors are classified as ‘classic haiku’ or ‘traditional haiku’.
Is it true that modern haiku allows the use of metaphors in it? What distinguishes modern haiku and traditional haiku? Thank you for your answer. Leggi tutto “Metaphor and Haiku”
カフカ去れ一茶は来れおでん酒
Kafuka sare Issa wa kitare odenzake
fuori Kafka,
dentro Issa –
sake con oden*
*L’oden (おでん) è un piatto tipico giapponese (la cui ricetta risale al periodo Muromachi) che comprende diversi ingredienti, come uova, patate, zucca e pasta di pesce stufati in una zuppa insaporita con soia.
木の葉ふりやまずいそぐないそぐなよ
konoha furiyamazu isogu na isogu na yo
le foglie
seguitano a cadere:
non correte… non correte… Leggi tutto “Cinque haiku di Katō Shūson”
L.C.: Come prima cosa, vuoi presentarti e raccontarci chi sei e cosa fai nella vita?
J.B.: Sono una scrittrice e una poetessa. Il mio quotidiano consiste nel leggere, scrivere, insegnare, studiare e inviare i miei componimenti per la pubblicazione.
Ho frequentato l’università e conseguito due lauree; una in contabilità, l’altra in studi sociali con abilitazione all’insegnamento.
In seguito, grazie alle amicizie universitarie, mi sono avvicinata ad alcuni poeti ed artisti di Fort Worth e sono diventata una performer e recitatrice.
La poesia non era una strada così ovvia per me. Quando mi sono diplomata al liceo, il mio linguaggio principale era la musica. L’inglese era una materia che avevo difficoltà a comprendere ed ero particolarmente perplessa a causa delle sue sfumature grammaticali. Posso dire, in tutta onestà, che allora ero veramente poco letterata, leggendo molto poco e scrivendo solo quando ciò veniva richiesto come compito scolastico. Leggi tutto “Intervista a Jan Benson”
twilight harbour
fishing nets full
of stars
porto al crepuscolo
le reti da pesca piene
di stelle
14 dicembre 2018
first light
the faint warmth
of fall
la prima luce
il debole calore
dell’autunno
24 novembre 2018 Leggi tutto “Rachel Sutcliffe: cinque haiku per ricordarla”
cold gathers
at the bottom of the hill
empty mailbox
il freddo si raccoglie
ai piedi della collina
la cassetta vuota
harvest moon
a thud of falling apple
in the night
luna d’autunno
il tonfo di una mela che cade
nella notte Leggi tutto “Cinque haiku di Jim Kacian”
瓶割るる夜の氷の寝覚め哉
kame waruru yoru no kōri no nezame kana
il vaso si frantuma
in questa notte di ghiaccio –
il risveglio
Matsuo Bashō (1644-1694)
夕風や社の氷柱灯のうつる
yūkaze ya yashiro no tsurara hi no utsuru
brezza serale –
sui ghiaccioli del santuario
si riflette la luce
Kobayashi Issa (1763-1828) Leggi tutto “Cinque haiku sul gelo”
In questo breve scritto vorrei porre attenzione su di un particolare aspetto del kireji (切れ字, letteralmente “carattere che taglia”) ossia una parola, intraducibile, che indica uno stacco (kire, 切れ), un intervallo (ma, 間) e che nella lingua giapponese viene reso appunto attraverso particolari categorie di parole (chiamate “cenemi”, che nella linguistica contemporanea sono rappresentati da elementi privi di un significato intrinseco) non direttamente traducibili in italiano, come ya や, kana かな e keri けり. Lo stacco è reso in italiano attraverso l’uso dei segni interpuntivi (trattino, due punti, virgola, ecc.) che dividono il componimento in due emistichi e rendono più visibile la toriawase, il collegamento tra due immagini diverse in uno stesso componimento haiku.
Di solito, negli haiku in lingua italiana, siamo abituati a porre la pausa, la cesura alla fine del kamigo (primo verso di uno haiku) o del nakashichi (secondo verso) secondo questo schema:
v. 1: prima immagine (stacco)
vv. 2-3: seconda immagine
oppure:
vv. 1-2: prima immagine (stacco)
v. 3: seconda immagine Leggi tutto “Il chūkangire: quando lo stacco cade all’interno di un verso di uno haiku”
湯豆腐やいのちのはてのうすあかり
yudōfu ya inochi no hate no usuakari
tofu bollito –
una debole luce
alla fine della mia vita
Da: Kubota Mantarō zenshū, Chūōkōronsha, 1967, p. 46
短夜のあけゆく水の匂かな
mijikayo no akeyuku mizu no nioi kana
questa notte estiva
giunge al termine…
profumo d’acqua
Da: Nihon kindai bungaku taikei, Kadokawa Shoten, 1968, p. 451 Leggi tutto “Cinque haiku di Kubota Mantarō”