Su fili di neve

Commento critico allo haiku di Maria Carmela, pubblicato sulla pagina Facebook del Gruppo di studio sullo haiku il 17 novembre 2018.

neve d’autunno –
sul vecchio telaio un ragno
intreccia i fili

Questo haiku di Maria Carmela si caratterizza per il ricorso ad un lessico semplice e mai pretestuoso, che contribuisce a rendere ancor più chiara e coinvolgente la giustapposizione (toriawase 取り合わせ) tra le due immagini presentate.
La prima neve del rigo d’esordio esalta, così, un fascino sobrio e malinconico, recuperando tanto lo spirito classico del sabi 寂 (la bellezza di ciò che è “patinato” dal tempo) quanto una dimensione di solitaria contemplazione (wabi 侘び).
L’“irregolarità” (fukinsei 不均斉) delle forme, direttrice particolarmente ricorrente in queste costruzioni poetiche, cede tuttavia il passo ad una visione più “omogenea” e regolare, alle naturali geometrie della tela di un ragno che, con paziente perizia, dà compimento al proprio lavoro. Leggi tutto “Su fili di neve”

Lo haiku in lingua inglese

Le principali linee guida per la composizione di uno haiku,
a cura di Michael Smeer (My Haiku Pond Academy)

Il suggerimento per la composizione di uno hokku da parte di Matsuo Bashō (1644-1694), il grande haijin giapponese, era: «impara le regole e poi dimenticatene.» Anche questa affermazione può essere letta in diversi modi. Io credo che Bashō intendesse dire: non farti ingabbiare da regole/linee guida, ma scrivi haiku in maniera naturale ed immediata. Le linee guida/tecniche dovrebbero passare in secondo piano. Sono appunto “linee guida”, non prescrizioni di legge.

Lo hokku è stato il predecessore dello haiku; era, in particolare, la prima parte (di 17 on) della renga, la quale veniva composta da diversi poeti durante incontri sociali. Lo hokku venne reso celebre, come forma poetica a se stante, da Matsuo Bashō e dai poeti della sua epoca, nella metà del XVII secolo. Masaoka Shiki lo ha poi modernizzato, introducendo il concetto di shasei (“spaccati [della natura”) e adottando regolarmente il termine haiku intorno al 1890. Leggi tutto “Lo haiku in lingua inglese”

La memoria dei rami

Commento critico allo haiku di Stefania Ferregutti, pubblicato sulla pagina Facebook del Gruppo di studio sullo haiku il 21 settembre 2018.

Foglie ingiallite –
il nome in stampatello
su vecchi diari

Quest’opera della Ferregutti si caratterizza per un profondo senso di malinconia legato allo scorrere inesorabile del tempo (sabi 寂), laddove la solitudine dell’autore non assume, tuttavia, una connotazione negativa, quanto piuttosto un’occasione per lo sviluppo di una consapevolezza poetica capace di coniugare il proprio sentire e le trasformazioni della natura, esaltandone la componente sentimentale (shibo 思慕), pur senza creare una scollatura tra la scena e il protagonista e, dunque, senza mai appesantire la dote immaginifica dello scritto con forme individualistiche.
Così, le foglie ingiallite – simbolo evidente di un autunno appena iniziato – si giustappongono alla riscoperta di un passato più o meno lontano, nel quale l’autrice, allora probabilmente bambina, muoveva i primi passi nell’affermazione del sé in questo mondo, scrivendo il proprio nome a lettere maiuscole (la prima, più immediata e riconoscibile forma espressiva); proprio nel recupero di quei vecchi diari risiede il pregio associativo, nel gesto non registrato (ma affidato all’immaginazione del lettore) dell’apertura di un baule o di una scatola: Leggi tutto “La memoria dei rami”

Cinque haiku di Hino Sōjō

樹も草もしづかにて梅雨始まりぬ
ki mo kusa mo shizuka nite tsuyu hajimarinu

nella quiete
gli alberi, l’erba…
inizia la stagione piovosa

Da: Gendai bungaku taikei, Vol. 69, 1963, p. 232

 

暮れそめてにはかに暮れぬ梅林
kuresomete niwakani kurenu umebayashi

crepuscolo –
d’un tratto l’oscurità
nel bosco di pruni

Da: Kindai haiku no senku-sha, Vol. 4, Rippūshobō, 1980, p. 22 Leggi tutto “Cinque haiku di Hino Sōjō”