Sette haiku mongoli scelti e tradotti in italiano da Luca Cenisi.
spring day…
shepherd boy touches
his last aaruul
giorno di primavera…
il giovane pastore tocca
il suo ultimo aaruul*
Tuvshinzaya Nergui Leggi tutto “The Nature of Feeling”
spring day…
shepherd boy touches
his last aaruul
giorno di primavera…
il giovane pastore tocca
il suo ultimo aaruul*
Tuvshinzaya Nergui Leggi tutto “The Nature of Feeling”
Suite per haiku di Glauco Saba è una raccolta che ben rappresenta le poliedriche doti letterarie dell’autore nel campo della poesia haiku.
Nelle quattro sezioni che compongono la prima parte del libro (una per ogni stagione), è possibile cogliere una maturità linguistica mai pretenziosa o esasperata, in perfetta sintonia con i caratteri di spontaneità ed immediatezza, che da sempre costituiscono le fondamenta espressive del genere haiku.
Sebbene i titoli delle sezioni forniscano un primo inquadramento temporale delle opere racchiuse al loro interno, il Saba non manca di dotare ciascun componimento di un riferimento stagionale solido e puntuale, così da permettere al lettore di immedesimarsi nel “sentimento stagionale” dell’opera (kikan 季感) con il minimo sforzo interpretativo.
La levità (karumi 軽み) delle immagini e dei sentimenti, ben evidente soprattutto nella parte dedicata alla primavera (Cadono bianchi/ petali di magnolia/ a uno a uno), si alterna ad apici espressivi più vigorosi e prorompenti, come nello haiku che segue: Leggi tutto “Voci di flauto”
Principio determinante nella comprensione dell’arte giapponese in generale e, dunque, dello haiku 俳句 è quello dello “spazio” o ma 間. Esso identifica, più in particolare, quell’intervallo che, pur separando due elementi, in qualche modo li unisce, essendo indissolubilmente legato ad entrambi. Così, ad esempio, nell’esperienza poetica dello haiku, l’individuo-poeta (lo haijin 俳人) e la realtà circostante sono entità apparentemente distinte, ma che si riducono, in ultima istanza, ad unità nell’inespresso, in quella bellezza naturale che può essere colta solo attraverso l’interazione stessa tra uomo e natura e che trova il proprio fondamento estetico nell’intuizione e nel suggerito. Scrive, in merito, Richard Gilbert:
L’essenza reale del “ma” non può essere codificata con precisione, poiché “ma” non è né una cosa o un oggetto, né una singola qualità, quanto piuttosto l’esperienza di una psicologica inter-esistenza [betweenness, N.d.T.] che si realizza nella tecnica del kire [il “taglio” operato dai kireji](1). Leggi tutto “Il concetto di spazio o “ma””
jutro –
leptir nastavlja život
gusjenica
morning
a butterfly carries on
the caterpillar’s life
mattino
una farfalla continua
la vita del bruco Leggi tutto “Haiku di Ljudmila Milena Mršić”
Karumi. Haiku & Tanka di Fabrizio Frosini è un’opera composita, che si distingue dalle altre sia per il considerevole numero di componimenti presenti (246 tra haiku, senryū e tanka), sia per gli interessanti approfondimenti che aprono il lavoro. In particolare, nella nota introduttiva La poesia giapponese a cura dello stesso autore, questi propone al lettore un excursus storico sulle principali forme poetiche giapponesi dal VI secolo ai giorni nostri, unitamente ad una sintetica ma esaustiva disamina dei caratteri – sia formali che sostanziali – di haiku, senryū e tanka.
Estremamente apprezzabile come, in controtendenza rispetto alla maggior parte degli pseudo-esperti di poesia giapponese che popolano, in particolar modo, i social network italiani, il Frosini dimostri di aver compreso la natura e gli scopi del genere senryū 川柳, che non è un mero haiku privo di kigo 季語, ma un genere completamente diverso, con una propria dignità letteraria e caratterizzato da una sagace penetrazione nell’animo umano, talvolta ironica e talaltra profondamente sentimentale e, a tratti, commovente. Leggi tutto “Il ramo del susino”
Un iris bianco,
il primo acquisto
del mendicante
A white iris,
the first purchase
of the beggar Leggi tutto “Cinque haiku di Toni Piccini”
vento d’aprile
apre un rosso stellato –
acero in fiore Leggi tutto “Tre haiku di Walter Viaggi”
Termine fondamentale nella ricostruzione dell’estetica giapponese è lo shibui 渋い. Forma aggettivale del sostantivo shibusa 渋さ, letteralmente “austerità” o, più probabilmente, di shibumi 渋み (“astringenza”), esso affonda le proprie radici nella poetica del Periodo Muromachi (1333-1568), indicando, essenzialmente, tutto ciò che è asciutto o “astringente”, in contrapposizione a ciò che è amai 甘い, ossia “dolce”.
Sebbene la trattatistica in materia di poesia haiku tenda a focalizzare l’attenzione del lettore su altri principi estetici (principalmente il wabi 侘, il sabi 寂, il mono no aware 物の哀れ e lo yūgen), merita di essere evidenziato come anche lo shibui, con il suo fascino acerbo, discreto ed essenziale, abbia contributo in misura non trascurabile a ridefinire i contorni di un genere – lo haiku appunto – che fonda il proprio fascino sulla semplicità ed immediatezza di espressione, ossia sulla capacità, da parte dello haijin 俳人, di saper cogliere la realtà nel momento stesso in cui questa si manifesta, attraverso un procedimento di “quiescienza della mente” che non significa ablazione del sé, ma, ad un livello più profondo, riscoperta del sapore autentico dello spirito (kokoro no aji 心の味)¹ latente in ogni cosa, nel qui e ora naturalistico. Leggi tutto “Il fascino acerbo delle parole”
salcâmi înfloriţi –
se umple de miresme
cutia milei
acacia in bloom –
the fragrance filling
the charity box
acacia in fiore –
la fragranza riempie
la scatola delle offerte Leggi tutto “Petals on the Wind, di Cezar Ciobîcă”
moonrise…
suddenly the train
picks up speed
Mahrukh Bulsara
temple ruins
only the wind still
offers flowers
Rohini Gupta (Chrysanthemum, 2008) Leggi tutto “Five Indian Haiku”