spring flight
sharing the thrill
of a butterly
volo primaverile
condividendo il fremito
di una farfalla
Luca’s Lily Pad n. 33 del 29 luglio 2019 Leggi tutto “Uno haiga di Marietta McGregor”
spring flight
sharing the thrill
of a butterly
volo primaverile
condividendo il fremito
di una farfalla
Luca’s Lily Pad n. 33 del 29 luglio 2019 Leggi tutto “Uno haiga di Marietta McGregor”
Il suggerimento per la composizione di uno hokku da parte di Matsuo Bashō (1644-1694), il grande haijin giapponese, era: «impara le regole e poi dimenticatene.» Anche questa affermazione può essere letta in diversi modi. Io credo che Bashō intendesse dire: non farti ingabbiare da regole/linee guida, ma scrivi haiku in maniera naturale ed immediata. Le linee guida/tecniche dovrebbero passare in secondo piano. Sono appunto “linee guida”, non prescrizioni di legge.
Lo hokku è stato il predecessore dello haiku; era, in particolare, la prima parte (di 17 on) della renga, la quale veniva composta da diversi poeti durante incontri sociali. Lo hokku venne reso celebre, come forma poetica a se stante, da Matsuo Bashō e dai poeti della sua epoca, nella metà del XVII secolo. Masaoka Shiki lo ha poi modernizzato, introducendo il concetto di shasei (“spaccati [della natura”) e adottando regolarmente il termine haiku intorno al 1890. Leggi tutto “Lo haiku in lingua inglese”
Foglie ingiallite –
il nome in stampatello
su vecchi diari
Quest’opera della Ferregutti si caratterizza per un profondo senso di malinconia legato allo scorrere inesorabile del tempo (sabi 寂), laddove la solitudine dell’autore non assume, tuttavia, una connotazione negativa, quanto piuttosto un’occasione per lo sviluppo di una consapevolezza poetica capace di coniugare il proprio sentire e le trasformazioni della natura, esaltandone la componente sentimentale (shibo 思慕), pur senza creare una scollatura tra la scena e il protagonista e, dunque, senza mai appesantire la dote immaginifica dello scritto con forme individualistiche.
Così, le foglie ingiallite – simbolo evidente di un autunno appena iniziato – si giustappongono alla riscoperta di un passato più o meno lontano, nel quale l’autrice, allora probabilmente bambina, muoveva i primi passi nell’affermazione del sé in questo mondo, scrivendo il proprio nome a lettere maiuscole (la prima, più immediata e riconoscibile forma espressiva); proprio nel recupero di quei vecchi diari risiede il pregio associativo, nel gesto non registrato (ma affidato all’immaginazione del lettore) dell’apertura di un baule o di una scatola: Leggi tutto “La memoria dei rami”
Gli haiku del viandante – Hanafubuki (花吹雪, ossia “tormenta di fiori di ciliegio”) è una raccolta di 112 haiku composti da Massimo Baldi, con traduzione (in lingua giapponese), revisione e impaginazione a cura di Junko Nomura e Mascha Stroobant.
Baldi è una figura già nota nel panorama culturale italiano, specie in quello favolistico e poetico; con questa silloge – ultima sua fatica letteraria – egli riconferma dunque al pubblico ottime doti compositive, attraverso un linguaggio chiaro, immediato ma mai “semplicistico”, capace di offrire, secondo le parole del prefattore Francesco Sicilia, «una nuova consapevolezza che potremmo definire lenta e attenta». E in effetti, prendendo le mosse dal dato naturalistico, l’autore non procede ad una sua contaminazione soggettiva, ma ne enfatizza la componente universale secondo un processo di immersione (tanbi 耽美) che diviene unificazione e non stratificazione. Leggi tutto “Il fiore e l’iperbole”
spring fog
the muffled cry
of a seagull
nebbia primaverile
il grido ovattato
di un gabbiano
L’autrice, con questo componimento – permeato da un evidente senso di levità (karumi 軽み) ma, al contempo, da un fascino solitario e melanconico (sabi 寂) – coniuga semplicità di dettato e profondità di sentire, elaborando per il tramite della propria esperienza un senso di indicibile che si pone quale paradigma interpretativo circolare e, tuttavia, “aperto”.
Così, la nebbia di primavera (harugasumi 春霞, kigo appartenente alla categoria “celeste” all’interno dei saijiki 歳時記), nell’avvolgere nel suo manto di silenzi ogni cosa, opera di fatto come reductio ad unum, annullando ogni differenziazione cromatica e sonora in favore di un’uniformità impenetrabile, voluminosa (futoi 太い) e, ad una prima lettura, opprimente. Leggi tutto “L’attesa del cielo”
Suite per haiku di Glauco Saba è una raccolta che ben rappresenta le poliedriche doti letterarie dell’autore nel campo della poesia haiku.
Nelle quattro sezioni che compongono la prima parte del libro (una per ogni stagione), è possibile cogliere una maturità linguistica mai pretenziosa o esasperata, in perfetta sintonia con i caratteri di spontaneità ed immediatezza, che da sempre costituiscono le fondamenta espressive del genere haiku.
Sebbene i titoli delle sezioni forniscano un primo inquadramento temporale delle opere racchiuse al loro interno, il Saba non manca di dotare ciascun componimento di un riferimento stagionale solido e puntuale, così da permettere al lettore di immedesimarsi nel “sentimento stagionale” dell’opera (kikan 季感) con il minimo sforzo interpretativo.
La levità (karumi 軽み) delle immagini e dei sentimenti, ben evidente soprattutto nella parte dedicata alla primavera (Cadono bianchi/ petali di magnolia/ a uno a uno), si alterna ad apici espressivi più vigorosi e prorompenti, come nello haiku che segue: Leggi tutto “Voci di flauto”
Karumi. Haiku & Tanka di Fabrizio Frosini è un’opera composita, che si distingue dalle altre sia per il considerevole numero di componimenti presenti (246 tra haiku, senryū e tanka), sia per gli interessanti approfondimenti che aprono il lavoro. In particolare, nella nota introduttiva La poesia giapponese a cura dello stesso autore, questi propone al lettore un excursus storico sulle principali forme poetiche giapponesi dal VI secolo ai giorni nostri, unitamente ad una sintetica ma esaustiva disamina dei caratteri – sia formali che sostanziali – di haiku, senryū e tanka.
Estremamente apprezzabile come, in controtendenza rispetto alla maggior parte degli pseudo-esperti di poesia giapponese che popolano, in particolar modo, i social network italiani, il Frosini dimostri di aver compreso la natura e gli scopi del genere senryū 川柳, che non è un mero haiku privo di kigo 季語, ma un genere completamente diverso, con una propria dignità letteraria e caratterizzato da una sagace penetrazione nell’animo umano, talvolta ironica e talaltra profondamente sentimentale e, a tratti, commovente. Leggi tutto “Il ramo del susino”
The Clay Jar è una raccolta di haiku, senryū e haibun pubblicata nel 2013 dalla poetessa americana Caroline Giles Bank (attiva nel panorama letterario internazionale sin dalla fine degli anni Ottanta), uscita quasi in contemporanea alla forse più nota opera Tigers, Temples and Marigolds, edita nello stesso anno sempre per i tipi della Wellington-Giles Press.
Il libro è suddiviso in due parti o, meglio, in due sezioni: la prima racchiude oltre un centinaio di componimenti appartenenti sia al genere haiku che senryū, mentre la seconda presenta nove haibun, genere nel quale la Banks si cimenta ormai da diversi anni con esiti decisamente positivi.
Come di consueto in una raccolta in lingua inglese, gli scritti appartenenti alla prima sezione non seguono lo schema metrico in 5-7-5 sillabe, ma ne adottano uno più fluido e “libero”, foneticamente aderente al modello breve-lungo-breve, con alcune sporadiche eccezioni che, tuttavia, non scalfiscono l’evocatività delle scene in esse racchiuse. Leggi tutto “Come argilla”
La carezza del vento rappresenta la silloge d’esordio di Maria Laura Valente, haijin di talento già piuttosto nota nel panorama haiku internazionale, che con questo lavoro ha inteso raccogliere cinquanta dei suoi più significativi componimenti, accompagnando ciascuno a quattro traduzioni in lingua straniera: giapponese, inglese, francese e russo.
Da un punto di vista stilistico, le opere presentano nella maggior parte dei casi due immagini distinte, separate da una cesura segnica (la lineetta “–“), con il primo ku 句 che occupa il rigo di apertura, proponendo un’associazione armonizzante o un ribaltamento prospettico nei due versi finali:
orfanotrofio –
la carezza del vento
sulle ginestre
La giustapposizione (toriawase 取り合わせ) apre così la lettura e l’interpretazione ad un sillogismo limpido e credibile, laddove il poeta, lungi dal voler imporre una data direzione all’esperienza che inevitabilmente fluisce dal dettato poetico, ne esalta all’opposto l’imprevedibilità, enfatizzando ogni più semplice aspetto del quotidiano con sorprendente leggerezza (karumi 軽み). Leggi tutto “Come brezza d’estate”
Empty Title Space rappresenta la più recente fatica letteraria del poeta svedese Daniel Gahnertz, e segue di tre anni la precedente silloge di haiku Non senza titolo, pubblicazione che ho avuto il piacere di recensire per le pagine di Cinquesettecinque a marzo 2016.
Il libro, edito da La Ruota Edizioni di Roma, si presenta come un’opera in doppia lingua (inglese e italiano) decisamente matura, mostrando al contempo una chiara continuità non solo stilistica, ma soprattutto concettuale, con la precedente. La prima, nitidissima percezione che si ha già ad una rapida lettura, tuttavia, è quella di trovarsi di fronte ad un lavoro dove lo sviluppo poetico centrale si dipana a partire da due direttrici estetiche, la levità di dettato o karumi 軽み e quella visione sorridente ed equanime propria dell’okashimi おかしみ. Leggi tutto “Sul filo del crepuscolo”