Q: Buongiorno, sono un giovane studente di filosofia che si sta recentemente avvicinando al mondo orientale, al suo pensiero, alla sua storia, alla sua arte. Da sempre affascinato dalla misteriosa bellezza degli haiku, ne sto ultimamente approfondendo lo studio, affinchè possa con maggiore consapevolezza avvicinarmi ad essi e correggere alcuni pregiudizi dettati dal senso comune e da una iniziale ignoranza. Tra questi, ero da sempre, non so perchè, convinto che gli haiku fossero associati ad un’immagine (disegno, dipinto ecc.) mentre ora ho scoperto non essere così. Vorrei perciò chiedere quale sia il rapporto tra haiku ed immagine (non quella concettuale evocata nell’icasticità del componimento, ma proprio un disegno, un dipinto) e, soprattutto, se esista in commercio una raccolta di haiku corredata da immagini. Leggi tutto “Haiku e immagini”
Gli haiku monoverso, di Antonio Sacco
Questo articolo ha come finalità quella di analizzare le modalità compositive e di far luce sulle caratteristiche degli haiku monoverso (chiamati anche monoku o, in inglese, one-line haiku). In questo scritto prenderemo in esame come, e in che modo, gli haiku monoverso sono stati introdotti nel panorama letterario internazionale e, successivamente, come sono stati legittimati da un punto di vista storico. Passeremo, poi, ad esaminare la struttura e le peculiarità di questa particolare forma compositiva, mettendo anche in risalto analogie e differenze con gli haiku composti classicamente in tre versi. Vedremo che relazioni sussistono fra i monoku e i monostici (poesie costituite da un solo verso) anche qui attraverso analogie e differenze; proporremo infine la sistematizzazione dei vari haiku monoverso attraverso la loro suddivisione in tre gruppi principali proposta da Higginson (1). Leggi tutto “Gli haiku monoverso, di Antonio Sacco”
Il soggetto nella poesia haiku
Q: Buongiorno. Ho letto che nella poesia haiku l’impersonalità è essenziale, ossia il non ricorrere a riferimenti relativi al poeta, come ad esempio i pronomi. Personalmente non sono d’accordo, perché anche i grandi Maestri del passato li hanno usati (efficacemente, direi). Mi piacerebbe sentire il suo parere. Leggi tutto “Il soggetto nella poesia haiku”
Cinque haiku sulla nebbia
草かすみ水に声なき日暮かな
kusa kasumi mizu ni koe naki higure kana
la foschia nell’erba
e nessun suono tra le acque:
crepuscolo
Yosa Buson (1716-1784)
夕霧や馬の覚し橋の穴
yūgiri ya uma no oboeshi hashi no ana
nebbia serale –
il cavallo ha memorizzato
le falle nel ponte
Kobayashi Issa (1763-1828) Leggi tutto “Cinque haiku sulla nebbia”
Cinque haiku sui salici
吹くたびに蝶のゐなほる柳かな
fuku tabi ni chō no inaoru yanagi kana
soffia il vento:
la farfalla trova la posizione
sopra il salice
Matsuo Bashō (1644-1694)
君行くや柳緑に路長し
kimi yuku ya yanagi midori ni michi nagashi
te ne vai –
nel verde dei salici
la lunga strada
Yosa Buson (1716-1784) Leggi tutto “Cinque haiku sui salici”
Con il perno a stringere le lame. L’estetica del kire: un’introduzione
Com’è noto, il ‘taglio’ (kire 切れ) presente all’interno di uno haiku consiste in «una cesura semantica e/o ritmico-grammaticale o una sospensione del discorso poetico atta a spezzare il flusso di pensiero del lettore e stimolarlo a ricercare il collegamento tra le due parti dell’opera così divise»(1). Tale cesura viene formalizzata, in Giappone, mediante ricorso ai c.d. kireji 切れ字 (‘caratteri che tagliano’), ossia fonemi(2) rientranti nel conteggio “sillabico” complessivo che svolgono al contempo una funzione semantica e grammaticale (appunto, lo stacco) e una stilistico-poetica propriamente detta, giacché capace di provocare nel lettore una risposta emotiva di ammirazione (eitan 詠嘆) ed un riverbero di suggestioni e sentimenti (yoin 余韻) particolarmente efficace.
Si legga, ad esempio, il seguente haiku a firma di Kobayashi Issa (1763-1828), nel quale lo stacco viene marcato da ya や, particella esclamativa la cui funzione è quella di enfatizzare quanto precedentemente scritto, preparando il lettore alla seconda parte del componimento: Leggi tutto “Con il perno a stringere le lame. L’estetica del kire: un’introduzione”
Un fiore, un addio
Lettura di uno haiku di Marco Pilotto, pubblicato all’interno del Gruppo di Studio sullo Haiku l’8 giugno 2019.
cadono i fiori
il respiro di nonna
si affievolisce
Questo componimento di Marco Pilotto si caratterizza per un profondo senso di unità tra natura e vicende umane, laddove ciascun ku pare rafforzarsi reciprocamente alla luce di uno shiori しをり (‘fragilità’) dai toni al contempo personali ed universali.
Il respiro (iki 息) nel secondo rigo ‘si affievolisce’, perdendo dunque vigore proprio come quei fiori dalla non meglio precisata tassonomia che in apertura d’opera seguitano a cadere a terra, loro ultimo luogo di riposo; si tratta dunque non solo di un gesto meccanico di inspirazione ed espirazione, ma più in generale di quel soffio vitale (inochi 命) che anima ogni cosa e che in questi tre versi segue ora un movimento “verticale” (la gravità che spinge al suolo i fiori), ora uno “orizzontale” (la nonna verosimilmente stesa a letto). Leggi tutto “Un fiore, un addio”
Cinque haiku sui fulmini
稲妻や闇の方行く五位の声
inazuma ya yami no kata yuku goi no koe
un fulmine –
il verso della nitticora
penetra l’oscurità
Matsuo Bashō (1644-1694)
稲妻や昨日は東今日は西
inazuma ya kinō wa azuma kyō wa nishi
il fulmine –
ieri a Est
oggi ad Ovest
Takarai Kikaku (1661-1707) Leggi tutto “Cinque haiku sui fulmini”
La ripetizione nella poesia haiku
La ripetizione, in poesia, consiste nella reiterazione di una data parola od espressione (anche con minime variazioni, sia formali che sintattiche) all’interno del componimento. In genere, scopo della ripetizione è quello di enfatizzare una data immagine o produrre una sensazione di sorpresa e meraviglia nell’animo del lettore, che vi attribuirà dunque un dato significato a seconda del proprio sentire e della propria interpretazione del testo.
Sebbene lo haiku sia una forma poetica estremamente breve, in quanto composta da sole 17 sillabe (rectius, on 音), non è raro imbattersi in opere – sia di maestri antichi che di autori contemporanei – che adottano tale figura retorica (in giapponese, kurikaeshi 繰り返し) per le ragioni sopra menzionate. Leggi tutto “La ripetizione nella poesia haiku”
L’onomatopea nella poesia haiku
Nello haiku tradizionale è piuttosto facile imbattersi in componimenti che fanno uso dell’onomatopea. Quest’ultima – anche detta fonosimbolo – consiste, com’è noto, in elementi lessicali (cioè parole o gruppi di parole) volti a riprodurre foneticamente un dato elemento o azione (ad esempio, tic-tac, bau bau).
Reginald Horace Blyth (1898-1964), nel primo volume della sua opera magna intitolata semplicemente Haiku¹, parla proprio del ricorso all’onomatopea da parte di grandi maestri del passato, distinguendo tra tre macro-categorie:
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- parole che rappresentano in maniera diretta un suono mediante l’uso della voce (ad esempio ‘caw caw’ かーかー, ossia il gracchiare del corvo);
- parole che rappresentano un dato movimento od altra sensazione fisica diversa dal suono (ad esempio, ‘uro-uro’ うろうろ, cioè il vagare frenetico di chi è agitato);
- parole che rappresentano stati d’animo o moti psicologici od emotivi (ad esempio, ‘moya-moya’ もやもや, cioè il rimuginare su qualcosa).
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