Cinque haiku sui fulmini
稲妻や闇の方行く五位の声
inazuma ya yami no kata yuku goi no koe
un fulmine –
il verso della nitticora
penetra l’oscurità
Matsuo Bashō (1644-1694)
稲妻や昨日は東今日は西
inazuma ya kinō wa azuma kyō wa nishi
il fulmine –
ieri a Est
oggi ad Ovest
Takarai Kikaku (1661-1707) Leggi tutto “Cinque haiku sui fulmini”
Cinque haiku di Harako Kōhei
戦後の空へ青蔦死木の丈に充つ
sengo no sora e aotsuta shiboku no take ni mitsu
la giovane edera
puntando al cielo del Dopoguerra
avvolge un albero morto
Da: Gendai no shūku, Iizuka Shoten, 1988, p. 74
白鳥吹かれくる風媒の一行詩
hakuchō fukarekuru fūbai no ichigyōshi
il cigno
preso e portato dal vento –
poema a un solo verso
Da: Haiku Kenkyū, Vol. 47, 1980, p. 40 Leggi tutto “Cinque haiku di Harako Kōhei”
Cinque haiku di Kin’ichi Sawaki
塔ふたつ鶏頭枯れて佇つごとし
tō futatsu keitō karete tatsu gotoshi
come creste di gallo*
che vanno appassendo:
due torri
* La cresta di gallo (celosia o pettine d’argento) è una pianta erbacea che fiorisce durante il periodo estivo.
Da: Sawaki Kin’ichi-shū, Haijin kyōkai, 1980, p. 137
雪柳花みちて影やはらかき
yukiyanagi hana michite kage yawarakaki
fiori di spirea –
sbocciando proiettano
un’ombra leggera
Da: Kin’ichi haiku kanshō, Tokyo Shinbun Shuppankyoku, 1991, p. 226 Leggi tutto “Cinque haiku di Kin’ichi Sawaki”
Cinque haiku di Oscar Luparia
più chiari i giorni
mentre in strada scurisce
l’ultima neve
campo di fiori –
la mano che si abbassa
poi la trattengo Leggi tutto “Cinque haiku di Oscar Luparia”
Metodologia e limiti nel tradurre gli haiku
Per George Steiner, critico e saggista francese, tradurre non è solo un processo letterario di tipo traspositivo, quanto una vera e propria “esperienza esistenziale” (Après Babel, 1975). È innegabile, infatti, che il confronto con un testo straniero – ancor più se poetico – richiede una sensibilità particolare nell’approcciarsi allo stesso e la ricerca di una forma che, per quanto possibile, ne riesca a preservare il senso, pur con fisiologiche perdite sui fronti metrico, ritmico e in certi casi semantico.
Il legame che si viene a creare con lo scritto è per molti versi intimo e viscerale, e la versione che ne è frutto è nondimeno l’esito di un processo che, al di là delle competenze tecniche di decodifica, coinvolge il sentimento personale di chi traduce, dando vita così ad un’opera dotata a sua volta di dignità letteraria(1).
In tale contesto lo haiku 俳句 non fa eccezione. La sua estrema brevità, sebbene facilmente equivocabile ed interpretabile come “semplicità” espressiva, tende all’opposto a rendere conto al traduttore di una serie di limiti pressoché invalicabili. Leggi tutto “Metodologia e limiti nel tradurre gli haiku”
L’enjambement nella poesia haiku
Q: Caro Luca, negli haiku l’enjambment, che è una figura retorica metrico-sintattica, si può o non si può usare? Leggi tutto “L’enjambement nella poesia haiku”
Cinque haiku di Nobuko Katsura
たてよこに富士伸びてゐる夏野かな
tateyoko ni Fuji nobite iru natsuno kana
il monte Fuji
si stende in lungo e in largo –
campi d’estate
Da: Josei sakka shirīzu, Vol. 24, Kadokawa Shoten, 1999, p. 163
海わたる魂ひとつ夜の秋
umi wataru tamashii hitotsu yoru no aki
uno spirito
attraversa il mare:
notte d’autunno
Da: Haiku, Vol. 51, Kadokawa Shoten, 2002, p. 83 Leggi tutto “Cinque haiku di Nobuko Katsura”
Tre haiku di Livia Cesarin
Vento dal mare
Si parlano gli ulivi
del bosco vecchio Leggi tutto “Tre haiku di Livia Cesarin”
Epifanie del vitreo
Lettura di uno haiku di Stefano D’Andrea, pubblicato su Chrysanthemum n. 25 del mese di aprile 2019.
la nebbia scorre sugli occhi addormentati dell’agnellino
Questo haiku di Stefano D’Andrea – presentato ai lettori su un unico rigo di composizione (ma con i tre “momenti” chiaramente riconoscibili) e senza stacco (kire 切れ) – convince su diversi fronti, grazie ad un’accurata scelta lessicale e ad un linguaggio semplice ed essenziale che riesce ad esaltare un contrasto tra elementi che opera su più livelli.
Abbiamo così una sovrapposizione tra il movimento (ugoki 動き) lento ma progressivo della nebbia e la placida immobilità (seijaku 静寂) dell’agnello, i cui occhi paiono essere sul punto di chiudersi, assottigliandosi e contrapponendosi dunque all’indefinita estensione del paesaggio avvolto dalla caligine.
La figurazione complessiva pare evocare un tenore classico decisamente familiare, e in specie il seguente scritto di Konishi Raizan (1654-1716), poeta di grande talento già allievo di Nishiyama Sōin (1605-1682): Leggi tutto “Epifanie del vitreo”