La memoria dei rami

Commento critico allo haiku di Stefania Ferregutti, pubblicato sulla pagina Facebook del Gruppo di studio sullo haiku il 21 settembre 2018.

Foglie ingiallite –
il nome in stampatello
su vecchi diari

Quest’opera della Ferregutti si caratterizza per un profondo senso di malinconia legato allo scorrere inesorabile del tempo (sabi 寂), laddove la solitudine dell’autore non assume, tuttavia, una connotazione negativa, quanto piuttosto un’occasione per lo sviluppo di una consapevolezza poetica capace di coniugare il proprio sentire e le trasformazioni della natura, esaltandone la componente sentimentale (shibo 思慕), pur senza creare una scollatura tra la scena e il protagonista e, dunque, senza mai appesantire la dote immaginifica dello scritto con forme individualistiche.
Così, le foglie ingiallite – simbolo evidente di un autunno appena iniziato – si giustappongono alla riscoperta di un passato più o meno lontano, nel quale l’autrice, allora probabilmente bambina, muoveva i primi passi nell’affermazione del sé in questo mondo, scrivendo il proprio nome a lettere maiuscole (la prima, più immediata e riconoscibile forma espressiva); proprio nel recupero di quei vecchi diari risiede il pregio associativo, nel gesto non registrato (ma affidato all’immaginazione del lettore) dell’apertura di un baule o di una scatola: Leggi tutto “La memoria dei rami”

Cinque haiku di Hino Sōjō

樹も草もしづかにて梅雨始まりぬ
ki mo kusa mo shizuka nite tsuyu hajimarinu

nella quiete
gli alberi, l’erba…
inizia la stagione piovosa

Da: Gendai bungaku taikei, Vol. 69, 1963, p. 232

 

暮れそめてにはかに暮れぬ梅林
kuresomete niwakani kurenu umebayashi

crepuscolo –
d’un tratto l’oscurità
nel bosco di pruni

Da: Kindai haiku no senku-sha, Vol. 4, Rippūshobō, 1980, p. 22 Leggi tutto “Cinque haiku di Hino Sōjō”

L’intuizione del canto

Commento critico allo haiku di Francesco Palladino, pubblicato sul sito www.ilpalladino.it.

蝉岩の上に一滴一滴
semi iwa no ue ni itteki-itteki

cicala
goccia a goccia sulla roccia

Questo componimento di Francesco Palladino si distanzia dalla metrica “classica” dello haiku (teikei 定型) per favorire uno sviluppo poetico che è espressione diretta (sugata 姿) del presente vissuto dall’autore, laddove il linguaggio, posto di fronte all’inesprimibile, arrocca su se stesso, arretrando secondo le guide di un allineamento al quotidiano che, per necessità, aderisce a una dimensione vuota (yohaku 余白) prossima al silenzio.
Il costrutto è così ridotto all’essenziale, a sole dodici sillabe, con lo stacco (kire 切れ) ben identificabile e, soprattutto, capace di unire efficacemente i due momenti attraverso un legame che è, al contempo, di continuità e rottura. Continuità, in quanto le due figure (la cicala e la roccia) trovano unificazione nel canto intermittente della prima e nella resa onomatopeica (itteki-itteki 一滴一滴) degli eventi; rottura, poiché la morbidezza della piccola creatura e la sottigliezza (hosomi 細身) della sua voce, che qui produce – o rimanda per associazione a – uno stillicidio leggero e malinconico, si scontra con la durezza e lo “spessore” (futoi 太い) della pietra, senza produrre quella compenetrazione registrata secoli prima da Bashō: Leggi tutto “L’intuizione del canto”

Le diverse modalità di approccio di fronte alla morte attraverso la poesia in Oriente e in Occidente

Approfondimento a cura di Antonio Sacco

In questo intervento si prende in esame come l’Oriente e l’Occidente si siano rapportati alla morte attraverso la poesia. Vengono presi in esame i jisei giapponesi e i sijo coreani per l’Oriente e l’epitaffio, l’elegia latina e i versi liberi per l’Occidente. Dallo studio di tali componimenti emergerà una chiara visione della concezione orientale della morte, influenzata dal buddhismo Zen e dal taoismo, e della concezione occidentale del fine vita. Tenteremo di dare risposta al quesito “può la poesia aiutarci nel momento del trapasso?”, tenendo in mente che, nonostante sia un momento estremamente delicato e intimo, dalle poesie di addio al mondo possono emergere – trasversalmente da Oriente ad Occidente – i più disparati stati d’animo perché, nella sua essenza, l’essere umano è mosso dagli stessi moti interiori innanzi all’ultimo atto della propria vita.

un nuovo autunno –
nascono altri colori
da foglie morte

Antonio Sacco Leggi tutto “Le diverse modalità di approccio di fronte alla morte attraverso la poesia in Oriente e in Occidente”

Il fiore doppio

Recensione del libro Sull’haiku di Yves Bonnefoy, O barra O edizioni, Milano, 2015, pp. 96, Euro 15,00.

La verità della legge cosmica e quella dell’istante umano possono qui legarsi, slegarsi, ricomporsi indefinitamente, in una circolarità che forse, nello spazio della parola, è ciò che più somiglia all’immediatezza alla quale non smettiamo di anelare.

Sull’haiku di Yves Bonnefoy raccoglie quattro contributi dell’autore¹ – noto poeta e critico, recentemente scomparso – scritti in tempi diversi, ma accomunati dal desiderio di approfondire, con taglio lucido e, a tratti, filosofico, le problematiche relative alla traduzione e alla trasposizione di un genere poetico tanto peculiare (qual è, appunto, lo haiku giapponese) nel più ampio contesto culturale occidentale, in specie quello francese.
Così, nel primo contributo, intitolato proprio Sull’haiku, Bonnefoy rimanda al lettore gli elementi per una corretta comprensione dello haiku, ossia l’assenza di qualsivoglia pretesa descrittiva e di giudizio, in favore di uno slancio che predilige un’evocatività scenica volutamente ampia e indefinita, laddove «due aspetti del mondo, o due esseri, vengono accostati […] non tanto perché sono tra loro comparabili quanto, piuttosto, perché l’uno ha partecipato, in quell’istante e per simpatia, all’esistenza dell’altro», con ciò rimarcando la dote di unità che lega da sempre soggetto e oggetto, percipiente e percepito. Leggi tutto “Il fiore doppio”