Riproposta di un mio articolo pubblicato su New Espressione Libri n. 2/giugno 2014.
Alla parola “haiku” un numero sempre maggiore di persone associa oggi, quasi pacificamente, la definizione di un genere poetico di origine giapponese, composto da diciassette sillabe e tre versi (secondo lo schema 5-7-5) e derivato dal cosiddetto hokku 発句, la prima stanza di una forma letteraria più antica, a carattere collaborativo, detta renga 連歌 (“poesia legata”).
Pochi sanno, invece, che per comporre un buon haiku è necessario applicare altri canoni di forma e di “contenuto”, in primis la presenza di un riferimento stagionale o kigo 季語 (dal giapponese, letteralmente, “parola della stagione”), ossia quel termine/espressione che, direttamente od indirettamente, permetta di identificare il periodo dell’anno in cui lo scritto è stato composto o al quale il medesimo fa riferimento, come nell’opera che segue:
shiromomo ya tsubomi urumeru eda no sori
un pesco bianco:
la curva del ramo
rapita dai fiori
Ryūnosuke Akutagawa (1892-1927) Leggi tutto “Lo haiku. Un primo approccio estetico”