Ondeggia ancora
il ramo da cui il merlo
s’è alzato in volo;
forse è il suo ricordo
che tutt’ora si aggrappa…
Foto: Karen Arnold, Blackbird Silhouette
Ondeggia ancora
il ramo da cui il merlo
s’è alzato in volo;
forse è il suo ricordo
che tutt’ora si aggrappa…
Foto: Karen Arnold, Blackbird Silhouette
Parlare del Professor Ram Krishna non è facile, per me. Lo conobbi in rete una ventina di anni fa e la sua poetica mi colpì forte allora come oggi. Nato a Varanasi, in India, compone haiku in lingua inglese da circa quattro decadi e ha già pubblicato 46 libri. Presente anche all’interno di riviste internazionali, rappresenta uno degli autori indiani contemporanei più interessanti.
Questa sua nuova fatica letteraria – Silence: A White Distrust – mostra uno stile e, soprattutto, un equilibrio sempre più rari nel panorama letterario odierno.
La raccolta si compone di haiku, senryū e tanka di alta qualità. Nel complesso, il suo lavoro può essere visto sia come una lunga catena di versi collegati (come suggerito dal titolo stesso), sia come un insieme di poesie fruibili separatamente e parimenti godibili.
Non essendo uno scrittore od un esperto di poetica tanka, mi concentrerò principalmente sui suoi haiku in questa mia analisi.
Per esempio, l’insieme formato da due haiku e una tanka: Leggi tutto “Ogni respiro è debito”
この世から消えてしまったかのようにあなたの胸で眠る新月
kono yo kara kiete shimatta ka no yō ni anata no mune de nemuru shingetsu
Per svanire infine
da questo mondo
la luna nuova
si ferma a riposare
sopra il tuo petto
Traduzione dal giapponese di Luca Cenisi
Fonte: https://bit.ly/37kbB4c
Immagine: Utagawa Hiroshige, Oche selvatiche e luna crescente (1836)
Il pino e il bambù è la silloge d’esordio di Margherita Petriccione, apprezzata haijin italiana che negli ultimi anni ha conseguito numerosi riconoscimenti a livello internazionale e consolidato la propria presenza all’interno delle principali riviste di settore.
L’opera si compone di due sezioni: la prima racchiude 171 componimenti in forma di haiku, mentre la seconda presenta al lettore 34 tanka 短歌. I testi sono inoltre accompagnati da alcuni scatti fotografici di Francesca Mele e disegni della stessa Petriccione, che danno accesso a inedite prospettive delle scene rappresentate.
Già ad una prima, rapida scorsa alle pagine saltano all’occhio due peculiarità: il raggruppamento degli haiku non secondo la classica scansione stagionale, ma per mesi, e la molteplicità di forme che questi assumono, spaziando dal monoku al distico, sino a delineare strutture metricamente molto libere e vicine ad una matrice dichiaratamente gendai 現代, come nell’esempio che segue: Leggi tutto “La lezione dei rami”
La rosa bianca
osservo già sbocciare:
quale stagione?
Col suo odore esalta
la luce della luna!
La luce brilla
laggiù dove il Faro
scruta il mare:
sulla terra riarsa
un chiarore di stelle Leggi tutto “Cinque tanka di Dennys Cambarau”
Ormai sfiorito
il canneto rilascia
frammenti di sé
nel vento che riempie
ogni cosa che vedo
25 febbraio 2019
Guardando il mare
la nostalgia mi coglie –
sarà la bruma
che lentamente cela
gli uccelli migratori
19 ottobre 2018 Leggi tutto “Cinque tanka di Pasquale Asprea”
Q: Caro Luca, quale legame esiste tra stagionalità e poetica nella tanka?
R: La poesia (waka和歌) non solo come mezzo di espressione dell’emotività individuale, ma anche come “professione”, si è sviluppata a partire dalla metà del VII secolo, coinvolgendo membri della famiglia imperiale e personalità di spicco di Corte. Le tematiche principali erano l’amore e la natura, anche se questa, specie all’inizio, era una sorta di “proiezione” dei sentimenti del poeta o un mezzo di mediazione tra spinte emotive contrastanti. Leggi tutto “Il riferimento stagionale nella poesia breve tanka”
A priest all alone
taking a nap at midday–
beyond the eaves
of the abbot’s chamber
the deep blueness of the sky
Un prete tutto solo
fa un pisolino a mezzogiorno –
oltre le gronde
della camera dell’abate
il blu profondo del cielo
Mizuho Ota (1876-1955) Leggi tutto “Cinque tanka moderne”
Karumi. Haiku & Tanka di Fabrizio Frosini è un’opera composita, che si distingue dalle altre sia per il considerevole numero di componimenti presenti (246 tra haiku, senryū e tanka), sia per gli interessanti approfondimenti che aprono il lavoro. In particolare, nella nota introduttiva La poesia giapponese a cura dello stesso autore, questi propone al lettore un excursus storico sulle principali forme poetiche giapponesi dal VI secolo ai giorni nostri, unitamente ad una sintetica ma esaustiva disamina dei caratteri – sia formali che sostanziali – di haiku, senryū e tanka.
Estremamente apprezzabile come, in controtendenza rispetto alla maggior parte degli pseudo-esperti di poesia giapponese che popolano, in particolar modo, i social network italiani, il Frosini dimostri di aver compreso la natura e gli scopi del genere senryū 川柳, che non è un mero haiku privo di kigo 季語, ma un genere completamente diverso, con una propria dignità letteraria e caratterizzato da una sagace penetrazione nell’animo umano, talvolta ironica e talaltra profondamente sentimentale e, a tratti, commovente. Leggi tutto “Il ramo del susino”