Una waka dallo Shin kokin wakashū

春日野の下萌えわたる草の上につれなく見ゆる春の淡雪
kasugano no shitamoe wataru kusa no ue ni tsurenaku miyuru haru no awayuki

sulla piana di Kasuga
si spandono ovunque
i freschi germogli;
sopra l’erba ecco, indifferente,
la neve leggera di primavera

Waka di Minamoto Kuninobu (1069-1111), SKKS I: 10. Traduzione dal giapponese di Luca Cenisi

Immagine: Toyohara Chikanobu, Giardino innevato in primavera, 1895 (part.)

Una waka anonima dal Kokinshū

この川にもみぢ葉流る 奥山の 雪げの水ぞ 今まさるらし
kono kawa ni momiji ha nagaru okuyama no yukige no mizu zo ima masarurashi

le foglie rosse
scivolano lungo questo fiume;
nei recessi montani
le acque del disgelo
si stanno ancora ingrossando

#waka anonima (KKS VI: 320). Traduzione dal giapponese di Luca Cenisi.

Immagine: Eishōsai Chōki, Una giovane donna attinge acqua da un ruscello (XVIII secolo)

Il riferimento stagionale nella poesia breve tanka

Q: Caro Luca, quale legame esiste tra stagionalità e poetica nella tanka?

R: La poesia (waka和歌) non solo come mezzo di espressione dell’emotività individuale, ma anche come “professione”, si è sviluppata a partire dalla metà del VII secolo, coinvolgendo membri della famiglia imperiale e personalità di spicco di Corte. Le tematiche principali erano l’amore e la natura, anche se questa, specie all’inizio, era una sorta di “proiezione” dei sentimenti del poeta o un mezzo di mediazione tra spinte emotive contrastanti. Leggi tutto “Il riferimento stagionale nella poesia breve tanka”

Miyabi: eleganza e poetica

Miyabi 雅 (‘eleganza’ o ‘raffinatezza’) è un ideale estetico diametralmente opposto a tutto ciò che è volgare, crudo e grezzo, ed evoca un senso di grazia e armonia espressiva.
Legato in particolare al mono no aware 物の哀れ, ossia alla capacità del poeta di lasciarsi “attraversare” dalle cose del mondo (principio che, tuttavia, si rivolge agli aspetti intimi e interiori del poeta, e non agli atteggiamenti formali come il miyabi), ha trovato nell’epoca Heian (794-1185) il periodo di maggior sviluppo, trasformandolo in un elemento “classista”, posto che solo le fasce sociali più elevate (in particolare, i cortigiani) ritenevano di poterne cogliere appieno ogni sfumatura, tanto essere definito come un vero e proprio ideale culturale aristocratico.
Esprimono degnamente il concetto di miyabi, ad esempio, i rami costellati da fiori di pruno, il tenue profumo di un legno raro, un’essenza ricercata o le eleganti sfumature cromatiche di una veste(1). Leggi tutto “Miyabi: eleganza e poetica”

Cinque waka di Eihei Dōgen

草の葉に首途せる身の木部山雲に道ある心地こそすれ
kusa no ha ni kadodeseru mi no Kinome yama kumo ni michi aru kokochi koso sure

per fili d’erba
mi sono messo in viaggio;
tra le nuvole
del monte Kinome
sento esserci una via

峰の色谷の響きもみなながら我が釈迦牟尼の声と姿と
mine no iro tani no hibiki mo mina nagara waga shakamuni no koe to sugata to

il colore delle vette
e l’eco delle valli;
tutto, così com’è,
ha la voce e le sembianze
del mio Buddha Shakyamuni Leggi tutto “Cinque waka di Eihei Dōgen”

Tre waka estive

わがやどの池の藤波さきにけり山郭公いつかきなかむ
wa ga yado no ike no fujiunami sakinikeri yama hototogisu itsu ka kinakamu

Nel mio giardino
i fiori di glicine sul laghetto,
ecco, ad onde sono sbocciati.
Quando verrà a cantare
il cuculo della montagna?

Anonimo, III:135 Leggi tutto “Tre waka estive”

L’intima connessione delle cose

Riflessioni sul libro Aware. Storia semantica di un termine nella poesia giapponese classica di Chiara Ghidini, M. D’Auria Editore, 2012, pp. 120, Euro 18,00.

In questo breve ma lucido saggio, Chiara Ghidini, docente in Lingua e letteratura giapponese presso l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”, nonché autrice dello studio intitolato Aware nel Kokinwakashū: Traduzione poetica e poetica della traduzione del 1995, scandaglia con rigore accademico ma, al contempo, con un linguaggio equilibrato e lineare, l’etimologia e la storia semantica di uno dei termini più ricorrenti nell’estetica letteraria giapponese, ossia aware 哀れ.
La disamina trova, invero, uno specifico approfondimento solo a partire dalla seconda sezione del libro (pp. 41-95), poiché nella prima la Ghidini rimarca (a mio avviso, doverosamente) una premessa esegetica essenziale, ossia la necessità di adottare un approccio alla traduzione di un qualsivoglia testo (specie poetico) in lingua straniera quanto più possibile fedele non solo alla lettera, ma anche allo spirito di quest’ultima: «essere fedeli alla poesia significa percepirne l’essenziale, o ciò che la rende tale, riconoscere nell’atto del tradurre l’instaurarsi di un rapporto tra lingua e lingua, ma anche tra testo e testo, tra visioni del mondo compatibili se pur differentiLeggi tutto “L’intima connessione delle cose”